Si parla troppo spesso di motori, tralasciando l’assetto. Eppure, se ci si vuole divertire, i cavalli da soli non bastano… come giustamente sostiene Adriano della AJ Performances. Provando la sua Mazda MX5, possiamo solo dargli ragione
Da bravi italiani, il motore viene prima di tutto. E’ nel nostro DNA. Se facciamo un breve excursus storico nel mondo delle corse, la Ferrari correva con i freni a tamburo quando gli inglesi già utilizzavano i dischi: il vantaggio di potenza dei propulsori 6 cilindri Dino veniva compensato dal fatto che i 4 in linea Vanwall avevano i dischi e staccavano cento metri dopo i piloti del Cavallino. Quando le inglesi vincevano con il motore posteriore, qui in Italia ancora si era convinti che “i cavalli trascinano il carro, non lo spingono”. Questo attaccamento alla potenza fine a se stessa è andato avanti per decenni, finché qualcuno non ha capito che, senza un pacchetto sospensioni/chassis/aerodinamica all’avanguardia, la F1 era una battaglia persa in partenza. Nel mondo del tuning, più o meno, negli ultimi vent’anni è successa la stessa cosa. Quando mi è stato proposto di testare una Mazda MX5 elaborata dalla AJ Performances, mi sono sfregato le mani: una bella macchina su una bella pista, messa a punto da un giovane tecnico con un background degno di grande rispetto.
Il resto del test a bordo della Mazda MX-5 AJ Performance è su Elaborare 183.
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