Passione fatata
Di Domenico Sofia
?Noi udimmo subitamente ruggire sotto le finestre gli automobili famelici. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un’automobile da corsa col suo cofano adorno di tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo, un’automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia?. Corre ancora un brivido a leggere queste parole, impresse su ?Le Figaro? del 20 febbraio 1909, con cui iniziava l’apologia macchinista del ?Manifesto del Futurismo?, di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita, che si presentò al mondo cavalcando il mito della dinamicità e della corsa sfrenata.
Da allora il mito dell’automobile ?ebbra di spazio? è stato vieppiù crescente, raggiungendo vette di lirismo euforico con D’Annunzio, esaltato con Filippo Tommaso Marinetti, risvolti surreali con Buzzati fino ad entrare nel mito contemporaneo con il romanzo ?On the road? di Kerouac e l’epopea beat.
Anche la filosofia e la sociologia si sono scaldate al fuoco dei cavalli vapore. Il semiologo Roland Barthes inserì tra i miti d’oggi proprio le automobili (esemplate nella famosa Citroën DS, che proprio quest’anno festeggia i suoi cinquant’anni!), ritenendole l’equivalente delle grandi cattedrali gotiche, veri oggetti magici. Anche il filosofo e sociologo Jean Baudrillard ha definito il guidare una forma di incantesimo che fa dimenticare tutto il resto.
Per questo il tuning è una sorta di magia, una rabdomanzia alla ricerca della potenza fatata da insufflare nel motore o del tocco portentoso per trasformare l’utopia della mente in realtà estetica.
A dispetto di tutte le crisi del mondo ci sarà sempre un sognatore che, anche in un futuro prossimo, vorrà elaborare il suo mezzo di trasporto e persino uno come Luke Skywalker, l’eroe di ?Guerre stellari?, avrà ancora il pallino del tuning, magari consigliato e aiutato dal droide C-3PO!( D.S. il filosofo della Redazione)