Giugiaro tra design e macchine del tempo
E’ tempo di un nuovo happening per i fan giovani e meno giovani di “Ritorno al Futuro”, dopo lo straordinario successo dello scorso anno! La trilogia prodotta dalla Universal Picture che ha fatto epoca grazie alla brillante e talentuosa regia di Robert Zemeckis e all’indimenticabile interpretazione di Michael J. Fox e di Christopher Lloyd, ritorna nuovamente sul grande schermo per la gioia di tutt gli appassionati di cinema e della DeLorean l’affascinante macchina del tempo costruita da “Doc” Emmett Brown con una normale DeLorean DMC-12 e dotata del portentoso flux capacitor o flusso canalizzatore Lo storico appuntamento è avvenuto il 23 ottobre, giorno del secondo raduno cinematografico con proiezione del secondo capitolo dell’intramontabile saga “Back to the Future”. In questa propizia occasione abbiamo intervistato Giorgetto Giugiaro creatore della DeLorean, la star a quattro ruote del film.
Signor Giugiaro, molte delle sue creazioni sono ormai entrate nella storia del design mondiale, c’è un’idea comune che lega tutte le sue creazioni?
Se devo cercare un tratto comune nei progetti sviluppati nei quarantacinque anni di Italdesign Giugiaro e nei trenta di Giugiaro Design – la nostra divisione di industrial design – credo che sia la costante ricerca di un design non solo esteticamente attraente ma altrettanto funzionale. D’altronde il significato del termine “design” in inglese è molto più ampio rispetto alla sua accezione italiana. “Design” significa “progettare” e quando si realizza un progetto è necessario prendere in considerazione tutti gli aspetti, non solo la parte legata all’estetica.
Come nasce e a quando risale la sua passione per il design?
Nasce per caso; non ho mai pensato di fare il designer e di certo da ragazzino non avevo la passione per le automobili. Io nasco in una famiglia di artisti; mio padre era pittore, mio nonno era pittore e sin da piccolo per me era naturale pensare di seguire le orme della mia famiglia e diventare pittore a mia volta. Fu mio padre a convincermi ad iscrivermi ad un istituto tecnico, per affiancare alla mia impostazione artistica anche una solida base tecnica. Mi trasferii a Torino all’età di 15 anni per frequentare sia l’Accademia di Belle Arti, sia un istituto tecnico. Per la mostra di fine anno il mio insegnante di disegno Eugenio Colmo mi chiese di fare alcuni bozzetti di automobili con un’impostazione caricaturale. Dante Giacosa, l’ingegnere della FIAT padre della prima 500, venne a visitare la mostra e rimase in qualche modo colpito da questi bozzetti, volle incontrarmi. In breve mi propose di entrare in FIAT come giovane designer. Così è nata la mia carriera nel mondo del car design; avevo diciassette anni.
La De Lorean DMC 12 rappresentava all’epoca dell’uscita del primo film un concetto straordinario di modernità. Come è cambiata in questo quarto di secolo la concezione di modernità?
Credo sia cambiata di pari passo con la realtà. I progressi tecnologici di questi ultimi anni sono stati straordinari sia per qualità sia per quantità e hanno contribuito a ridisegnare costantemente la realtà e, di conseguenza, anche il concetto di modernità. Pensiamo all’iPhone: solo dieci anni fa sarebbe stato un dispositivo che avremmo pensato di vedere in un film di fantascienza, invece da qualche anno è nelle tasche di tutti.
All’epoca della realizzazione dei primi bozzetti di quella che diventerà la più famosa macchina del tempo, pur non immaginandone gli sviluppi, si rese conto di avere tra le mani un progetto destinato ad entrare così prepotentemente nell’immaginario collettivo?
Onestamente credo che nessuno potesse immaginare che la DMC-12 sarebbe diventata un oggetto di culto in tutto il mondo. Non io, senz’altro non John De Lorean e forse neanche Spielberg e Zemeckis. La storia stessa lo dimostra. Quando Ritorno al futuro uscì al cinema, nel 1985, la DeLorean aveva già cessato di esistere da un bel pezzo; la produzione era durata solo alcuni mesi, dal febbraio al maggio 1981 e venne interrotta dopo appena 8.700 unità prodotte. Le tristi vicende personali di John Z. De Lorean che seguirono fecero tramontare definitivamente il suo stesso sogno. Potremmo dire che Zemeckis e Spielberg utilizzarono un’auto del passato e la trasformarono in un’auto del futuro, forse nell’auto del futuro per antonomasia.
Se Ritorno al futuro fosse un progetto nato oggi, nel 2013, a quale automobile penserebbe per far le veci della De Lorean?
Probabilmente sarebbe un’automobile ipertecnologica, elettrica, dalle linee accattivanti. Basta guardare ad Iron Man 3, che utilizza un’Audi R8 e-tron, ad esempio…
Un giorno secondo lei potrà esistere un’auto capace di portarci nel futuro e nel passato facendoci viaggiare nel tempo?
Sarebbe bello, ma credo che sia impossibile. Più che l’automobile qui c’entra la fisica…
E’ anche lei un fan del film? Quando l’ha visto la prima volta e quante volte le è capitato di rivederlo?
Sinceramente non posso definirmi un fan del film. L’ho visto, come tutti, quando uscì, soprattutto perché ero curioso di vedere come sarebbe stata utilizzata la DMC 12. E quando lo passano in televisione lo riguardo volentieri. Ci sono dei veri appassionati della trilogia e lo dimostra il fatto che anche quest’anno, verrà nuovamente proiettato al cinema e certamente questo mi fa molto piacere anche perché – inconsapevolmente – so che parte del successo delle pellicole è dato anche dalla DMC-12.