TOY STORY

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Legend Cars
: telaio tubolare motore Yamaha 1.300 cc e cambio sequenziale a 5 marce; direttamente dalla terra dei cow boy, ecco un nuovo capitolo dello spirito selvaggio e adrenalinico made in USA. Sbarcate in Italia al Motodromo di Castelletto di Branduzzo, siamo andati a provarle!
Le leggende made in USA sono sempre speciali. Hollywood e Far West a parte, anche il mondo dei motori d’Oltreoceano ne ha sempre sfornate delle belle: dai monster truck alle gare delle Nascar sugli ovali ad alta velocità, passando per le Drag Race, le Indy Car, il Supercross e le imprese sul lago salato di Bonneville. Il comune denominatore è sempre lo stesso: la voglia di eccedere, divertirsi e fare spettacolo, al grido “poca tecnica ma tanta sostanza!” Questa volta però lo Zio Sam ci ha stupito: perché invece di proporci un’ennesima esagerazione basata sul concetto che tutto ciò che è più grande è anche più bello, dagli hamburger ai motori, le Legend Cars di esagerato hanno soltanto la semplicità e il divertimento, mentre da tutti gli altri punti di vista, costi, pesi, dimensioni e velocità, sono decisamente a misura d’uomo e di portafoglio. Che di questi tempi non è poco!

American Graffiti – Da lontano l’effetto American Graffiti è inevitabile. Come non ripensare alla gialla Hot Rods di Curt Henderson ferma davanti al Mel’s Drive In al tramonto, con le note di Buddy Holly sullo sfondo? Piano piano però, mentre attraversiamo il piazzale del Motodromo pavese di Castelletto di Branduzzo per guardarle da vicino, le prospettive si aggiustano e la prima cosa che salta all’occhio sono le dimensioni: sono quelle di un giocattolo! Il tetto ti arriva poco sopra la cintura e quello che dovrebbe essere un abitacolo normale è una piccola cella monoposto al centro di una carreggiata da un metro e mezzo e di un passo poco sopra il metro e settanta. Sotto la vistosa carrozzeria in fibra, meccanica e ciclistica non hanno segreti e, anche al primo sguardo, la ricetta appare subito facile facile. Della serie “telaio+motore=gas”. Ma perché allora nessuno ci ha pensato prima? Scopriamolo insieme…

Born in the USA – Nate a Charlotte nel Nord Carolina e ideate dal proprietario del motodromo locale, il Charlotte Motor Speedway, le Legend Cars sono una realtà diffusa ormai in mezzo mondo, dove corrono gare e campionati in oltre 50 Paesi e su centinaia di piste. La U.S. Legend Cars International le produce dal 1992 senza modifiche sostanziali, vendendole in tutto il pianeta attraverso i suoi rivenditori di fiducia, quasi sempre nei pressi dei circuiti adatti a ospitarne le gare e le manifestazioni. Come succede dal 2012 a Castelletto di Branduzzo (PV) e da oltre vent’anni sull’ovale di Charlotte, che in effetti è molto più di un semplice Motodromo, essendo una delle piste più famose del campionato Nascar americano, la National Association for Stock Car Auto Racing. Ed è proprio qui il segreto delle Legend, che nascono per dare libero sfogo alla voglia di divertirsi di tutti gli appassionati del campionato Nascar, dai 12 agli 80 anni, creando uno spettacolo di contorno e permettendo a tutti di vivere una gara vera su un circuito vero e su una vera auto da corsa. Evitando, però, tassativamente i costi proibitivi che oggi assillano qualsiasi categoria del motorsport. Semplice ma americano!

Ad armi pari – Le Legend cars hanno tutte il medesimo telaio, disponibile con i roll bar in versione Sedan per le carrozzerie lunghe e Coupé per le carrozzerie corte, abbinato a gomme, sospensioni e freni identici per tutti. Stesso discorso per il motore, da sempre un Yamaha 1300 di origine motociclistico, derivato dalla versione raffreddata ad aria della Yamaha XJR degli anni ’90; è completo del suo cambio sequenziale a 5 marce al quale viene apportata la modifica della retro oltre che della trasmissione cardanica, visto che ora viene montato longitudinalmente, con l’albero motore quindi parallelo alla direzione di marcia. La carrozzeria e il roll bar nascondono bene il pilota, ma lasciano intravedere tutto il resto. Sotto lo smilzo cofano in fibra, è visibilissima la testata DOHC del quattro cilindri giapponese con i carburatori che spuntano sul lato destro, il monoblocco al centro e i cilindri con le tipiche alette di raffreddamento inclinati a sinistra. Attraverso i finestrini è ben visibile invece il telaio made in USA e il robusto roll bar, con il vano posteriore protetto dallo sportello del cofano, che ospita il ponte rigido, il differenziale e il serbatoio della benzina, disponibile in versione normal o endurance.

Il resto del brillante reportage con l’adrenalinico test sulle Legend Cars è su Elaborare 180.

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