Tuning a tutti i costi!
di Guido Mazzocchi – Guidonia (RM)
Seguo la vostra rivista costantemente da poco più di un anno, più o meno da quando ho ricevuto la patente. Penso che il vostro lavoro sia davvero costruttivo per chi nutre amore verso le quattro ruote, e sto cercando in voi una specie di “avvocato difensore del tuning”. Vi spiego perché: ho 19 anni e ho sempre avuto tanta passione per correre, accelerare e sgommare. A 15 anni ho modificato il mio SR 50 (anzi, diciamo 90!), riuscendo a fargli raggiungere i 130 all’ora… Provengo da una famiglia abbastanza agiata e fortunatamente non mi è mai mancato nulla: i miei genitori divorziati hanno sempre provveduto a non farmi mancare niente, spronandomi anche verso qualsiasi interesse io avessi mostrato… ma. C’è un ma. A 16 anni avrei potuto scegliere tra equitazione o golf, l’uncinetto o l?aerobica, avrei pure potuto fare un corso di bestemmia urlata per loro… ma volevo correre con la macchina: no. Neanche morto. Non che avessi queste velleità da novello Schumacher o Melandri ma sarebbe stato il mio sogno, e la risposta sempre più perentoria è stata no. Io però non ci sto e da quando mio padre ha saputo di questa “deviazione”, vivo in una situazione assurda, paradossale: posso acquistare tutti i vestiti che voglio, posso uscire e bere quanto mi pare (portando gli scontrini), posso comprare tutti i pezzi del computer che mi servono e iscrivermi in palestra, ma non più di un pieno a settimana e zero lire per spese inerenti alla vettura (neanche bollo e assicurazione)… ma perché? perché? ?Perché non devi fare il matto ? mi dicono- non voglio che mi telefoni a casa il coroner (medico legale), non ci pensi agli altri?? Ecc. ecc.
Ma io mica voglio imboccare l’autostrada contromano, voglio solo personalizzare la mia auto nei limiti del possibile e del legale. Per giunta il 19 gennaio 2000, per colpa di un incosciente (e di un eccesso di velocità nell’ordine dei 20 km/h), ho sfasciato completamente la Mégane Coach 1.6, abbracciando un palo e facendo quattro capriole. E nonostante il braccio rotto, l’umore ?stratosfericamente? aggressivo e l’impossibilità di trovare una soluzione, mio padre non mi ha risparmiato la classica telefonata da 300 e passa chilometri solo per dirmi: “Te l’avevo detto io… sei contento adesso?”.
Ma io non mi arrendo, ho lavorato duro tutta l’estate e mi sono comprato una fantastica quanto incompresa Mazda MX-3 V6, e anche se per questo gioiello i pezzi non si trovano o si dovranno importare dall’America, io la curerò a costo di rivendermi i jeans dopo averli comprati.