Mait Nilson, il 44enne estone ingegnere meccanico impegnato con un Toyota anfibio nella traversata dell’Oceano Atlantico da Dakar a Natal Brasil racconta i momenti drammatici che ha vissuto a seguito del guasto che l’ha messo in difficoltà mentre era in alto mare.
“Ho scelto il giorno di partenza secondo le previsioni meteorologiche, in modo che il vento forte mi facilitasse la spinta. Ma questo è era debole e la partenza è stata ritardata. Ho aggiunto un altra corda di sicurezza per legare le taniche di carburante. La maggior parte
dei contenitori erano ordinati legati tra alluminio ed i gonfiabili aggiuntivi. E non c’è stato alcun problema lì. Solo su alcuni puntoni è stata necessaria una regolazione durante la crociera.
Con un’ora di ritardo ha iniziato a raccogliere l’ancora, ma invano . Il vento era così forte e non ho potuto farlo. Se avessi utilizzato il motore ci sarebbe stato il rischio di tagliare la corda attorno all’elica. Le onde erano di tre metri. Poi sembrava ho iniziato a vomitare. Mal di mare. Poi ha dopo ho scoperto che seduto stavo meglio fissando sulle onde. Un grave mal di mare che è continuato per due giorni. Né mangiare né bere, solo alcune gocce d’acqua. Poiché sono stato molto male ho deciso di fare una pausa perchè stavo in mare ancora da 2 giorni. Mi sono legato durante la notte all’Amphibear. Stare dentro l’Amphibear nell’abitacolo del Toyota era come essere dentro una lavatrice…”
“Amphibear” un viaggio col giro del mondo – leggi il primo articolo quando ha lanciato l’SOS link QUI
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GEOHOLM la nave che ha risposto al SOS link QUI
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