“Nel 1988, quando acquistai la vettura, non ero molto convinto della promessa fatta da Mercedes-Benz, che più o meno suonava così: “Dove c’è una Classe G, c’è una strada”. Dopotutto avevo già visto alcuni posti nel mondo e sapevo più o meno cosa avrebbe dovuto sopportare la vettura durante questo tipo di giro del mondo.”, ha raccontato il settantasettenne Gunther Holtorf, protagonista del leggendario viaggio. Pian piano questo scetticismo iniziale sparì, lasciando spazio alla fiducia incondizionata nelle capacità della Classe G. La simbiosi tra i Holtorf e Classe G aumentò, soprattutto nelle situazioni più pericolose.
Dalla Terra alla Luna e ritorno più 80.000 km in condizioni proibitive – La 300 GD dei coniugi Holtorf ha percorso oltre 250.000 chilometri, su un totale di quasi 900.000, lontano dalle strade asfaltate, senza mai tradire la sua natura. Strade coperte da ghiaia, fango, tratti disseminati di buche o percorsi di montagna in forte pendenza. Per le sospensioni ed il telaio, questo impegnativo viaggio equivale a circa 2,5 milioni di chilometri sulle normali strade dell’Europa centrale. Senza contare che ‘Otto’ così come è stata battezzata dai suoi proprietari, ha dovuto affrontare le condizioni meteorologiche più disparate attraversando tutte le zone climatiche della terra: dal caldo implacabile del deserto al gelo della zona artica, passando per le piogge delle foreste pluviali. Come se non bastasse, la 300 GD ha dovuto fare sempre i conti con il carico. Tra equipaggiamento e generi alimentari, taniche, utensili, verricello, ricambi e ruote di scorta, la vettura raggiungeva ben 3,3 tonnellate, ovvero circa 500 chilogrammi in più rispetto al peso complessivo ammesso. Solo il tetto di questo modello adatto all’off-road doveva sostenere 400 chilogrammi. Ma secondo gli Holtorf, nemmeno questo ha fermato la vettura dei record: “Di fatto la nostra Classe G era sempre carica più del dovuto. Ecco perché ho montato molle rinforzate ed ammortizzatori adatti alle strade in cattive condizioni. Se non lo avessi fatto, Otto non sarebbe stata diversa dalle altre vetture prodotte in serie. L’intera catena cinematica con motore, cambio ed assi è ancora quella originale. Né il telaio, né la carrozzeria mostravano segni di fatica.”
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